Vivere il Ramadan
Molte fedi nella preghieraAnam Malik
19 aprile 2024
Vivere il Ramadan
di/Malik Anam
Anam incrocia i ricordi d’infanzia al suo vivere emotivo oggi del mese di Ramadan, cercando nei gesti della quotidianità di quei giorni il senso del momento cuore della religione musulmana.
Da piccola, l'arrivo del mese di Ramadan era per me fonte di un'attesa carica di emozione e anticipazione, quasi come se stesse per iniziare una lunga festa. Ricordo la frenesia che pervadeva la casa nei giorni precedenti, con mia madre impegnata nei preparativi culinari. C'era qualcosa di magico nell'aria, un senso di appartenenza e di gioia condivisa che solo il Ramadan sapeva portare. Aspettavo con ansia le serate in famiglia per l'Iftar, dove i sapori semplici del cibo acquistavano un gusto straordinario dopo le lunghe ore di digiuno. Il Ramadan mi faceva sentire parte di qualcosa di grande, un ciclo di tradizioni che si rinnovava ogni anno e che mi insegnava il valore della pazienza, della condivisione e della gratitudine.
Il mio primo vero Ramadan lo ricordo come se fosse ieri. Avevo dieci anni, ero determinata a digiunare come gli adulti, nonostante la mia famiglia insistesse che ero ancora troppo piccola. La mattina mi svegliavo per il Suhoor, ancora assonnata, mi univo ai miei genitori a tavola. Il pasto sembrava un piccolo banchetto nel cuore della notte.
A scuola, i miei compagni erano sempre curiosi, era qualcosa di insolito per loro, come era possibile che non mangiavo tutto il giorno mi chiedevano, e questa diventava l'apertura per condividere la bellezza e il significato di questi giorni.
Il momento dell'Iftar era l'apice di ogni giornata. L'attesa del tramonto, il conteggio dei minuti, e poi finalmente l'ora di rompere il digiuno, un momento di gioia e gratitudine che compensava ogni sacrificio del giorno. Dopo l'Iftar, mi univo ai miei per la preghiera del Maghrib, non capivo completamente il significato, ma ero affascinata dalla recitazione del Corano e dalle voci che si alzavano insieme.
Il senso del Ramadan
Crescendo il mio modo di vivere il Ramadan è cambiato, la curiosità che avevo da bambina ha suscitato tante domande, e per cercare le risposte ho iniziato a studiare. Ho iniziato a chiedermi: ma perché pratichiamo il digiuno? É davvero cosí importante ? Ha un significato? O é solo una tradizione? E cosí ho scoperto che il digiuno non è una semplice astinenza dal cibo ma esso richiede autocontrollo e disciplina. il Ramadan rafforza i legami sociali attraverso pasti comuni e promuove l’empatia verso i meno fortunati. È una combinazione di benefici spirituali, fisici e sociali. Ad esempio Il digiuno può contribuire a ridurre i livelli di colesterolo. Inoltre, il digiuno può aiutare a combattere lo stress ossidativo, riducendo la possibilità di sviluppare il cancro e rallentando la diffusione delle cellule tumorali. Trascorrere molte ore senza cibo riduce il livello di zucchero nel sangue, favorendo la salute cardiovascolare e la perdita di peso. Capire il vero significato e i benefici di questo mese sacro ha davvero cambiato il mio modo di viverlo
Il Ramadan di quest'anno però è diverso, è difficile, non per la fame, non per la sete, ma per la Palestina. Nella striscia di Gaza, quest'anno sarà tutto tranne che "normale". La malnutrizione e le malattie stanno mietendo decine di vite. Per non parlare dei continui bombardamenti e torture. La proporzione di persone prive di cibo a Gaza supera qualsiasi altra parte del mondo.
La mattina quando mi alzo per il pasto del Suhoor e vedo il cibo caldo ringrazio Allah, e penso ai fratelli musulmani laggiù a lottare contro la fame ogni singolo giorno. Ammiro il loro coraggio, nonostante tutte le difficoltà la loro fede in Allah continua sempre a crescere.
Fra poco raggiungiamo la fine di Ramadan, ma purtroppo il massacro dei Palestinesi continua, non ci sarà nessuna festa, nessun Eid a Gaza.