Siamo le esperienze che facciamo
Speciali & extraMarisol Mologni
30 ottobre 2023
Siamo le esperienze che facciamo
di / Marisol Mologni
Costruire legami di volontariato intorno al mondo: ecco il grande obiettivo che si pone il progetto “Volunteers for Europe”. Marisol ci racconta il suo incontro con altri ragazzi da tutta Europa; le storie di Matera, Brescia e Bergamo si incrociano con quelle di altre città che si sono attivate per dar spazio a cultura e idee in Serbia, Germania, Lituania e Spagna.
Siamo le esperienze che facciamo. Ho iniziato da una settimana l’università e nella mia mente rimbomba questa frase. Mi chiedo dunque, se siamo le esperienze che facciamo, chi sono io? Credo di essere una giovane donna affamata di vita e di storie, un po’ con la testa tra le nuvole, a cui vengono cancellati ripetutamente i treni. E così, spesso, molto spesso, mi siedo a contemplare i treni degli altri, che mai vengono cancellati; sono sempre lì, già arrivati al binario con largo anticipo, partono in orario, sono confortevoli e le prese della corrente funzionano sempre. Guardo i treni degli altri costantemente e penso al perché i miei non sono così.
Questa volta però, sul mio stesso treno ho conosciuto tutta Europa. Nessun percorso panoramico o altro, il tratto di strada da compiere era molto semplice, ben definito: da Bergamo a Brescia, intorno al mondo. “Volunteers for Europe: building networks and sharing tools for time-limited volunteering”, un progetto ambizioso ma chiaro: costruire legami di volontariato intorno al mondo. Il nostro treno è partito da molteplici luoghi: Serbia (Omladinski savez udruženja "OPENS"), Germania (PARITÄTISCHE Projekte gemeinnützige Gesellschaft mbH), Lituania (Savanorių asociacija "Kultūristai") e Spagna (Ayuntamiento Logroño), per varcare le porte di Bergamo e Brescia, Capitali italiane della Cultura. Tanti giovani uniti per confrontare le proprie esperienze nell’ambito del volontariato e degli enti del terzo settore; ognuno ha consegnato la propria storia affinché essa diventasse parte di un puzzle europeo. Un inizio semplice: tutti attorno ad un tavolo, timidi di parlare una lingua che non fosse la propria, affamati e stanchi per il viaggio. "Who are you? Why are you here?" niente di giri di parole, schiettezza, verità: siamo qui, siamo giovani, siamo volontari. Ognuno aveva risposte e reazioni diverse, i nostri obiettivi erano diversi, così come le nostre paure. Tra chi temeva le barriere linguistiche e chi temeva di sentirsi impotente di fronte ad un mondo che fatica a riconoscere il ruolo fondante dei volontari e dei lavoratori del terzo settore, abbiamo iniziato a raccontarci le nostre città.
Spagna e Serbia mi raccontano di centri giovanili attivi e curanti nei confronti di un territorio che fatica a guardare i giovani; in Serbia centri interamente gestiti da volontari e in Spagna educatori statali che propongono importanti agevolazioni per le famiglie per rendere gratuita l'istruzione infantile, valorizzando il sé e la propria cultura. La Germania si dimostra attenta ai bisogni degli studenti con gruppi universitari attivi con l'obiettivo di favorire la cittadinanza attiva sul territorio con raccolte fondi e l'organizzazione di eventi. La Lituania si mostra estremamente vivace sul territorio, sostenuta interamente da giovani volontari che si impegnano per organizzare grandi eventi annuali nel loro paese.
E infine l'Italia.Matera rivive con orgoglio l'impegno dei volontari mostrato per "Matera, capitale della cultura 2019", mi colpisce l'ardore nel ricercare capitale umano da investire sul territorio per il territorio stesso, la perseveranza nel bussare alle porte di ogni cittadino, per invitarlo a vivere una nuova cittadinanza attiva; Brescia offre speranza e innovazione nel mondo del lavoro e del volontariato, al "MoCa" (Centro per le nuove Culture di Brescia) istituzioni di bandi per piccole passioni che vogliono diventare occupazioni, associazioni di eventi culturali per favorire l'integrazione delle seconde generazioni di immigrati nel territorio, organizzazioni di volontariato per valorizzare le bellezze della città; e infine a Bergamo, la mia città, vedo i giovani, vedo associazioni giovanili che costruiscono un futuro concreto e tangibile: vedo persone che riconoscono il valore del territorio che si è dimostrato, e si dimostra tuttora, un memorabile esempio di impegno attivo nella vita comunitaria, di volontariato sostenibile e di impegno costante. E così la comunità impara ad abitare, impara l'arte della condivisione e dell'aiuto reciproco; l'arte del mettersi in gioco per trasformare le risorse individuali in risorse spendibili dalla comunità, valorizzando le potenzialità di ciascuno, senza mezzi termini; la comunità impara l'arte dello stare insieme, del sostenersi nelle difficoltà, dell'apprezzare la diversità e la bellezza della complessità che ci circonda, senza chiedere nulla in cambio, ma ricevendo sempre più di quanto donato.
E allora imparo a vivere non nell'attesa del prossimo treno cancellato, ma nell'apprezzamento e nella gratitudine per questo treno che mi ha dato speranza e che ha rinnovato in me fiducia nel mio territorio e in questo mondo che a volte ci fa credere di essere soli, ma che, anche se non lo sa, ci permette di allargare le braccia per toccare le mani dell'altro diventando strumenti per un territorio che ci insegna ogni giorno la cura dell'abitare.