Nei Boschi di Mapello...Un asilo!
Mille mondi a scuolaRedazione Babel
03 dicembre 2021
Nei boschi di Mapello...un asilo!
di/ Claudia Norbis e Elisa Bonanomi
fotografie/ Clara Mammana
Cosa si può fare nei boschi? Passeggiare col proprio cane, predisporre un barbecue con gli amici, oppure avviare un progetti di Educazione in Natura per bambini dai 2 ai 6 anni, come hanno fatto Ghislaine e altri tre collaboratori. L'estate del 2016 vede l'inizio dell’avventura: incontri mensili per famiglie si trasformano in un gruppo informale di adulti al quale vengono affidati i bambini per l’intero anno scolastico. Siamo nei boschi di Mapello e la proposta è dedicata ai bambini (15 al massimo) come alternativa agli asili “classici”. Ghislaine definisce se stessa e i collaboratori non maestri, insegnanti o educatori, ma persone che accolgono i bambini e li accompagnano in quella che è la loro crescita personale, attraverso un percorso di sperimentazione della libertà emotiva.
Obiettivo alto, non facile, ma tutti gli operatori coinvolti nel progetto hanno formazione ed esperienza alle spalle (oltre ad una spiccata sensibilità nei confronti del mondo che ci circonda); per esempio, Ghislaine, educatrice di comunità per formazione, ha lavorato nel sociale per 15 anni. “Quello che io porto dalla mia storia lavorativa è l’affiancamento alle famiglie, fondamentale per stare insieme al bambino”. La sua formazione è sempre in atto: ha collaborato con l’asilo nel bosco di Ostia, con Nature Rock (un laboratorio di formazione ed educazione esperienziale in provincia di Pisa) ed ora approfondisce percorsi di alchimia selvatica.
Questo tipo di educazione in Natura si basa quindi sull’apprendimento esperienziale, sull’esperienza diretta cognitiva, emotiva, sensoriale: competenze, conoscenze ed esperienze sono acquisite al di fuori del contesto tradizionale dell’au la. In questo modo, il bambino può mettersi alla prova con la natura stessa che, sempre, richiama emozioni differenti e non nasconde le difficoltà, così come non risparmia bellezze inaudite. Questo ambiente consente inoltre al bambino di sviluppare le proprie abilità di problem solving, anche attraverso l’abilità creativa, e lo aiuta ad acquisire maggiore consapevolezza di se stesso.
La giornata tipo, quindi, non esiste, perché ogni giorno i bambini, dopo il ritrovo attorno al falò -unica costante delle giornate nel bosco-, decidono le attività da svolgere. Non c’è alcuna scaletta prefissata: un giorno organizzano un’avventura alla scoperta della foresta, quello dopo giocano nel fango, o si prendono cura dell’orto. Parola d’ordine quindi: “ascoltarsi in libertà!”
Naturalmente gli accompagnatori hanno l’importante ruolo di visionare i comportamenti e le attività dei bambini, in modo da poter- li restituire mensilmente ai genitori, i quali hanno un ruolo pienamente attivo nella realtà del bosco. Al campo base, luogo di ritrovo immerso nel bosco, c’è una piccola struttura contenente vari giochi e materiali, ma spiccano anche costruzioni create dai genitori stessi.
Le famiglie, infatti, hanno un patto di coresponsabilità con gli accompagnatori in cui è stabilito che siano attivi all’interno del progetto, affinché l’educazione in natura sia da loro accolta e condivisa. Le comodità non sono di casa: non vi è acqua potabile al campo base e per procurarsela è necessario recarsi ad una fonte nelle vicinanze e il bagno è una struttura in legno, costruita dai genitori, ma i bambini non sembrano affatto turbati da quelli che noi adulti potremmo chiamare “inconvenienti”, perché è anche attraverso queste piccole scomodità che essi esprimono l’amore per l’ambiente che li circonda, e per se stessi.