Lo spirito del Pianeta
Speciali & extraMargherita Basanisi
01 ottobre 2020
Lo spirito del Pianeta
di / Margherita Basanisi
Nasce nel 1998 il festival del Pianeta, un incontro annuale interamente dedicato alla conoscenza di quelle popolazioni antiche che ancora oggi sopravvivono sul globo. Un festival che nasce da “4 amici al bar”, comunemente interessati alle culture e ai gruppi indigeni di tutto il mondo. Per Ivano Carcano, direttore artistico e fondatore del festival, l’idea inizia a crearsi fin da piccolo, quando su alcuni fumetti aveva osservato storie di nativi americani. Successivamente, un passato da attivista che sfocia nella necessità di fare qualcosa di concreto per valorizzare i popoli indigeni, per dar voce a chi spesso viene considerato inferiore. Nasce l’idea di creare lo Spirito del Pianeta con le popolazioni che ne saranno protagoniste. Una sfida territoriale che cerca di avvicinare locale e glocale.
“Bisogna solo trovare il modo giusto per coinvolgere le persone; spesso queste sono addormentate, non si ricordano che anche loro sono gli indigeni del pianeta.
Bisogna abbattere i pregiudizi, o, quantomeno, far avvicinare le persone a ciò che considerano diverso. Con questo festival vogliamo dar voce a quelle popolazioni che sono vive e che vivono per davvero il pianeta e la natura”.
Con oltre duecentomila presenze in due settimane, il festival del Pianeta vuole raccontare i valori del rispetto e della conoscenza che supera gli stereotipi. Da Chiuduno alla fiera di Bergamo, la scelta di approcciarsi ad una realtà più grande per permettere a quante più persone di partecipare, visto il successo riscosso col passare degli anni. Un centinaio di volontari e molteplici associazioni presenti sul territorio collaborano nella realizzazione di questo appuntamento imperdibile, ricco di momenti di condivisione e autenticità.
Un coinvolgimento non facile quello da accordare con i gruppi autoctoni; bisogna infatti passare per i consigli tribali, rispettare le gerarchie di ognuno e le regole presenti. “Spesso questi popoli non capiscono perché li vogliamo pagare per venire fino in Italia e condividere con noi le loro tradizioni. Loro sono importanti e hanno la stessa dignità di tutti gli altri; venire fino in Italia deve essere per loro occasione di sentirsi a casa: solo così, potranno davvero sentirsi bene e condividere le loro danze, specialità, cerimonie e tradizioni. Non si tratta di attori, si tratta di amici. Il festival vuole essere proprio questo, una grande casa che possa accogliere tutti”.
La possibilità di dare spazio al racconto altrui permette non solo di os- servare chi pensiamo sia diverso da noi, ma soprattutto di capire come noi stessi ci rappresentiamo. “Possiamo scoprirci più vicini o, forse, più lontani; l’importante, è la capacità di ascoltare e rispettare l’altro”.
Si tratta proprio di questo, un festival fondato sul rispetto, sull’ascolto, sull’incontro. Un festival emozionante, ricco di incontri e novità, che in questo anno così particolare ha dovuto adattarsi a nuove modalità e nuovi spazi. Rimandato al 2021 l’appuntamento alla Fiera di Bergamo, ma nonostante questo volontari e gruppi hanno continuato a farsi sentire, ad essere comunità. La difficoltà di spostare questo appuntamento nasce proprio dalla voglia di incontro con il prossimo; impossibilitati da forze di causa maggiore, il festival non si è fermato: il sito e la pagina Facebook, Lo Spirito del Pianeta, due luoghi dove esprimersi e continuare le proprie attività. In questo periodo sono state organizzate due serate live, nelle quali sono intervenuti alcuni rappresentanti di popoli indigeni e dove sono stati mandati in onda alcuni filmati di danze e cerimonie realizzati in loco. Una nuova modalità, una nuova sfida; una preparazione per il prossimo anno, con la speranza di potersi incontrare e poter abbracciare la differenza dal vivo.