Chi si prenderà cura di noi?

Chi si prenderà cura di noi?

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Redazione Babel

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01 settembre 2019

Chi si prenderà cura di noi?

Tra i più interessanti luoghi di incontro tra le diversità che la nostra città sta vivendo, ce n’è uno che, quotidiano e silenzioso, intreccia storie di vita. Stiamo parlando del lavoro di cura, che assume ruoli sempre più importanti nelle nostre case.

In tutta Italia, il lavoro di badante e di collaboratrice familiare (colf) si è, sempre di più, intrecciato col tema migratorio, declinato specialmente al femminile. In questo la nostra città non fa eccezione. Abbiamo incontrato tre di queste donne, che hanno condiviso con noi dei pezzi della loro storia e del loro vissuto quotidiano.

V. (Ucraina)

Sono partita dal mio Paese nel 2005, per aiutare la mia famiglia. All’inizio sono andata in Calabria, dove c’era una mia amica; eppure, da quan- do il pullman con cui sono arrivata dall’Ucraina aveva fatto una sosta a Bergamo, ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto venire qui. Così, appena ce n’è stata l’occasione, l’ho fatto: ho lasciato il mio primo lavoro in Calabria e sono venuta a Bergamo, dove sono stata per 40 giorni senza lavoro... ma alla fine l’ho trovato. E ho trovato una famiglia italiana pro- prio accogliente.

A casa, ho lasciato mio figlio, che è già sposato e mi ha già dato un nipotino; e mia figlia, che invece ha appena iniziato a studiare all’università. Ho fatto fatica nei primi due mesi in Italia, perché non sapevo la lingua, mi mancava la mia famiglia, il mio bambino, tutto. Poi sono andata avanti e nel 2009 ho trovato lavoro come badante e ho scoperto in questo lavoro veramente la possibilità di voler bene. Le persone di cui ci prendiamo cura, uomini o donne, hanno tanto bisogno di questo affetto, e io l’ho dato, nelle piccole cose, col lavaggio, col cibo, col prendermi cura della casa...

P. (Bolivia)

Sono arrivata in Italia nel 2004. Ho dovuto lasciare la Bolivia perché avevo tanti debiti, e volevo venire qui a lavorare per pagarli. A Bergamo lavorava una mia amica, che mi ha consigliato di venire qui. Arrivata, dopo due settimane ho trovato un lavoro, con due anziani. In Bolivia ho lasciato 3 figli (25, 23 e 17 anni) e mio marito. Ho trovato una famiglia molto calorosa, i due signori anziani che aiutavo mi volevano davvero bene... ora purtroppo sono mancati ed è stato proprio un po’ come perdere un pezzo di famiglia. Però devo comunque dirmi fortunata... perché ho potuto stare con loro e lavorare con loro per quattordici anni, ed è stata una bella esperienza.

Io oggi ho la carta di soggiorno. Avrei potuto già iniziare a richiedere la cittadinanza... ma non ho ancora iniziato a farlo perché ho sempre il progetto di tornare in Bolivia, dalla mia famiglia. Tutti i miei tre figli sono in Bolivia e purtroppo non posso portarli qua... anche se a me qui piace molto.

F. (Marocco)

Sono arrivata in Italia nel 1991, per bisogno della mia famiglia. Sono arrivata a Monza, tramite una zia, sposata con un italiano, che mi ha aiutata ad arrivare qui dal Marocco. Poi sono venuta a Bergamo, dove lavorava una mia amica, mi sono innamorata di questa città e così ci sono rimasta. Quando sono partita dal Marocco, lì ho lasciato mio figlio, che allora ave- va 3 anni, con la nonna. Mi ero ap- pena separata da mio marito, perché non andavamo d’accordo. Arrivata in Italia, ho sofferto molto per i primi tre anni, perché non potevo vedere mio figlio. Dopodiché sono riuscita a tornare, ogni tanto, in Marocco per vederlo...

E, dopo 11 anni di sacrificio, sono riuscita a portare qui anche lui: così ha potuto fare le scuole medie qui, poi le superiori... Ora si è diplomato all’alberghiero di San Pellegrino e lavora come cuoco, in città alta, da Mimmo.

Sono in Italia da 28 anni, e da 16 sono diventata italiana. È stato un traguardo importante, che ho raggiunto col mio lavoro. Ormai la mia casa è l’Italia. Quando torno in Marocco, dopo un mese, mi stanco: ormai è questa la mia casa, sono abituata a stare con gli italiani. Poi mio figlio si è fatto una famiglia qui, e adesso sono diventata anche nonna.

“ Sono in Italia da 28 anni, e da 16 sono diventata italiana. È stato un traguardo im- portante, che ho raggiunto col mio lavoro. ”

CONTATTI UTILI

Il lavoro domestico, in Italia, è regolato dal Contratto collettivo nazionale del Lavoro Domestico. Ecco gli enti che, sul nostro territorio, offrono servizi amministrativi finalizzati a stipulare e gestire i contratti con gli assistenti familiari.

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